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La Sardegna tra le terre più antiche del mondo - Great Sardinia
Sardegna tra le terre piu antiche

La Sardegna tra le terre più antiche del mondo

Che la Sardegna tra le terre più antiche del mondo sia in testa alla classifica, in genere, è tra le moltissime buone ragioni, che probabilmente non conoscevate, per visitare l’isola. Pochi sanno infatti che la Sardegna è stata la prima terra italiana ad emergere dal mare, ben 500 milioni di anni fa. Ciò la rende anche una delle terre più antiche d’Europa.

Non solo geologia, la Sardegna vanta anche un patrimonio storico e paesaggistico ricchissimo. Prova di ciò sono le tracce umane lasciate sull’isola dal Neolitico in poi (6.000-2.900 a.C.), quel periodo che a scuola abbiamo studiato come l’ultima fase dell’età della pietra (insieme a Paleolitico e Mesolitico).

La meraviglia non si arresta qui, ma giunge alla fase più emblematica con l’età del rame (Eneolitico) e, soprattutto, con l’affascinante “civiltà nuragica” (1900 – 500 a.C.22). Questa e il Neolitico hanno un fil-rouge comune, il Megalitismo. Fenomeno non solo sardo, che nell’isola ha lasciato alcune delle più incredibili testimonianze, dalle “domus de janas” fino ai veri e propri “nuraghi” “tombe dei giganti”

Sardegna tra le terre più antiche

La Sardegna è emersa dalle acque del mar Mediterraneo 500 milioni di anni fa nell’epoca del Cambriano. La prima zona dell’isola a emergere è stata

quella del Sulcis, a sud-ovest della Sardegna (Sulky, nell’isola di Sant’Antioco). Geologicamente ben distinta dal resto dell’isola, il suo terreno è un arcobaleno di composizioni diversissime tra loro. Si va dai graniti ai basalti, passando per gli scisti ad aree calcaree, sabbiose ed argillose.

Grazie all’età del suo suolo, questa terra è una delle regioni d’Italia e d’Europa geologicamente più stabili e quindi più sicure per quanto riguarda i terremoti che sono molto rari.

Il Neolitico

Già abitata 450mila anni fa, la Sardegna si pone tra le terre più antiche e ha saputo sfruttare la sua posizione geografica e la sua ricchezza mineraria. Nel periodo del Neolitico le civiltà

isolane raggiunsero l’apice grazie alla ricca produzione artigianale e ai commerci nel Mediterraneo .

In particolare, i giacimenti di ossidiana, una specie di vetro naturale, fornivano una preziosa merce di scambio. Utilizzata nella fabbricazione di

armi e utensili (frecce e coltelli ad es.), il Monte Arci (provincia di Oristano) ne ospita la più grande miniera del Mediterraneo. Definita “l’oro nero

dell’antichità, se ne possono scoprire i segreti nel museo di Conca e Cannas.

Megalitismo

Quest’attività commerciale ha messo in contatto i popoli sardi con le culture francesi dei Pirenei e dell’Atlantico. Civiltà queste che hanno portato

sull’isola l’arte Megalitica, per secoli circondata dal mistero in tutta Europa. La sua caratteristica sono le strutture composte da massi enormi (da

“megas”, grande, e “lithos”, pietra), “incastrati” senza nessun collante (come la malta). Per questo motivo nel passato non si capiva come gli uomini

avessero potuto tagliare e sollevare pietre così imponenti.

Da ciò nacquero leggende e miti che rendono il folklore sardo un arazzo variopinto in cui tuffare la propria immaginazione.

Tombe dei giganti

Una delle testimonianze più celebri di questo periodo sono le “tombe dei giganti”, complessi di sepolture collettive. Si caratterizzano per delle pietre

rettangolari con la parte alta rotonda, che ricordano un po’ alcune nostre lapidi di oggi.

Civiltà nuragica

Il megalitismo, sviluppatosi nel neolitico, continua a trasformarsi in Sardegna e fiorisce definitivamente durante l’epoca dei nuraghi. Questo periodo deve

il nome a delle costruzioni in grossi blocchi di pietra, i nuraghi appunto.

Traghettata anche dalla sapiente lavorazione delle ceramiche e dei metalli che si affermò nell’isola ricca di materie prime, l’isola in questa fase conobbe

benessere e ricchezza. I nuraghi furono il simbolo di questa fase florida, ma per certi versi ancora oscura.

La loro edificazione cominciò attorno al 1900 a.C. come isolati cerchi di massi megalitici, più larghi che alti. Piano piano la loro forma si è allungata

sempre di più fino ad arrivare a più di 20 metri (27 metri nel caso del nuraghe Arrubiu).

Complesso nuragico di Su Nuraxi

Non solo, queste strutture si sono unite fino a formare dei piccoli complessi, collegati da gallerie. Attorno ad essi si formarono dei villaggi, come nel caso

del famoso sito archeologico di Su Nuraxi (nel comune di Barumini) che è stato inserito nei patrimoni dell’UNESCO). Qui si trova un imponente

complesso fatto da torri e mura ben collegate, che fanno pensare ad uso militare. Al tempo era uno dei villaggi più popolati di tutta l’isola.

Nonostante ciò, gli storici non hanno del tutto dipanato la nebbia sulla vera funzione di queste costruzioni. C’è chi dice che fossero torrette difensive, in

posizioni strategiche. C’è chi dice fossero degli osservatori astronomici. Altri vi attribuirono funzioni religiose.

Fatto sta che sono una testimonianza vivida della sensibilità e della complessità manifestata dalle civiltà che hanno abitato la Sardegna prima dell’avvento dei romani nel mediterraneo.

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